PROLOGO: A bordo dello Starglider-1000 nei cieli dell’Africa centrale

 

“Ex malum bonum, qualcuno usava dire. Sapete, adoro l’antica saggezza popolare.”

Gongolava come uno scemo, David Victor Stone, comandante pro tempore delle F(Forze)S(Speciali)D(Difesa)N(Nazionale) dello Zilnawa. E ne aveva ben ragione: in poche ore, una potenziale catastrofe biologica era stata trasformata in un grande successo contro lo sfuggente Stato. Erano state raccolte quantità ingenti di dati preziosi su quell’organizzazione parapolitica, e soprattutto avevano catturato vivo uno dei suoi comandanti: il Barone Maximillian von Staar.

Una volta portati i dati e il prigioniero a bordo, il personale della fortezza volante si era dato da fare alla grande. Il prigioniero era stato sedato e messo in isolamento, in attesa di controinterrogarlo sui dati che il sistema informatico stava elaborando.

E quello che Stone ed i suoi uomini stavano scoprendo era a dir poco incredibile…

 

 

MARVELIT presenta

I CAMPIONI

Episodio 25 - L’ora più buia!

 

“Vogliono fare cosa!?”

Non era necessario che qualcuno dei presenti ripetesse la domanda. Erano tutti perfettamente d’accordo ognuno nel proprio stupore ed indignazione.

Credevano di averle viste tutte, nelle loro singole carriere, i Campioni dello Zilnawa:

 

Ø      Griffin Gogol, Capitan Ultra, il capo del gruppo, investito del suo potere dal misterioso Padrone del Sole.

Ø      Terrance Sorenson, Equinox, l’Uomo Termodinamico, scambiatore vivente di gelo e calore.

Ø      Hrimhari di Asgard, ex Principe dei lupi della Foresta Incantata.

Ø      Dave Martin, Psychlone, mutato da droghe fin dallo stato embrionale, era un eccezionale psicocineta.

Ø      Robert Takiguchi, il più giovane membro del gruppo, pilota dell’invincibile super-robot Mazinkaiser.

Ø      David Patrick Lowell, Sundown, l’uomo fotogenetico, che traeva potere dalla luce solare.

Ø      Jarlo Krigovi, Ember, il mistico campione dell’etnia Dudak.

Ø      Spirale, o meglio, un clone, un ‘back-up’ dell’originale criminale creata dal perfido Mojo.

 

Ma questa le batteva proprio tutte.

Stone, l’unico in piedi al tavolo delle riunioni, annuì severamente. “Operazione Armageddon è il suo nome, e come avete capito, non è un nome scelto a caso.

“Armageddon, la battaglia finale che spianerà la via al nuovo mondo post-apocalisse. L’idea finale dello Stato per diventare il padrone del mondo, dopo avere aizzato segretamente le nazioni l’una contro l’altra, con azioni mirate in tutti i campi della politica, dell’economia e della cultura, fino ad azioni terroristiche per alimentare ulteriormente la tensione.

“Lo Stato, un enclave di cospiratori di altissimo livello, farà in modo che dalle ceneri del conflitto l’umanità esca debole, confusa e spaurita, in modo da poterla controllare senza sforzo.

“Mentre i superstiti dal terzo conflitto mondiale arrancheranno, lo Stato, attraverso la continua depredazione di risorse dal terzo mondo, avrà già preparato le sue nuove capitali…”

“Insomma, se l’umanità è nel casino in cui si trova oggi,” lo interruppe Psychlone, “è perché questi cospiratori l’hanno manovrata come burattini? Mi sembra un po’ troppo, persino per dei gran ricconi. Cavolo, neanche gli Dei!”

Stone si permise un mezzo sorriso. “In effetti, lo Stato non è onnipotente, ne’ direttamente responsabile per le disgrazie politiche, economiche ed ambientali che siamo noi stessi a chiamarci.

“No, più prosaicamente, lo Stato si limita a lavorare dietro le quinte, accumulando quello che serve ai suoi piani, e dando ‘spinte’ dove serve in modo da servire meglio i propri interessi, non quello dei governi delle nazioni industrializzate, che non sanno della sua esistenza.”

“E se sospetteranno qualcosa, sarà troppo tardi, immagino,” disse Sundown. “Ma con le prove che abbiamo raccolto, non possiamo fare nulla?”

Stone si rimise seduto. Picchiettando distrattamente sul tavolo, rispose, “Quello che abbiamo prova che in Africa ci sono dozzine di basi come quella che noi e la Justice Incorporated abbiamo distrutto. Prova che è in atto una delle tante cospirazioni politiche contro il terzo mondo. Ma non ci dà i nomi dei mandanti, non ci dice dove trovarli.

“Ma abbiamo abbastanza dati per trovare le altre basi, e con un po’ di fortuna, ammesso che nel frattempo lo Stato non abbia ordinato uno smantellamento dei loro database, da lì risaliremo, un pezzo alla volta, all’intero organigramma.

“Per questo ho voluto che von Staar fosse messo sotto sedativi e psicosoppressori: anche se Spirale ha disattivato il suo sistema di autodistruzione[i], per quanto ne sappiamo potrebbe conoscere discipline mentali per cancellare la propria memoria. Come anche la Justice Inc. ha imparato, lo Stato cerca di prendere tutte le possibili precauzioni per non fare cadere i propri dati in mano nemica.

“Ad ogni modo, giusto per evitare casini,” Stone indicò i sottili quadratini di gel chiusi in una bustina, disposti ognuno davanti ad un Campione, “a ognuno di voi è stato fornito un biochip con i dati essenziali raccolti, vale a dire la posizione delle basi africane dello Stato e uno schema generale di Operazione Armageddon. Qualunque cosa possa succedere, almeno uno di voi dovrà essere in grado di aiutare il resto della comunità degli eroi metaumani a dare la caccia a questi figli di puttana.

“Mentre parliamo, stiamo preparando un messaggio da inviare al Wakanda, ai Vendicatori, ai Fantastici Quattro, alla stessa Justice Inc., ai maggiori gruppi-X, ai Rangers…insomma, a chiunque possa preparare un’adeguata azione contro*

L’allarme! La sirena intermittente, sincronizzata con le luci rosse che sostituirono di colpo quelle asettiche dei neon, ebbe sui presenti l’effetto di una scudisciata.

L’istante successivo, un ologramma dello Starglider ai raggi X apparve sul tavolo. Un puntino lampeggiante rosso indicava la posizione del problema.

“L’hangar…” bisbigliò Robert, impallidendo di colpo.

“Stone,” fece Ultra. “Tenga gli uomini lontani da lì. Spirale, portaci là dentro, ora!

 

Mentre la riunione aveva inizio, ad alcuni livelli di distanza, Maximillian von Staar giaceva in una cella completamente spoglia, su una panca anatomica imbottita. I suoi carcerieri non si erano premuniti di spogliarlo o di ammanettarlo, confidando nella bontà del gas che lo teneva in totale incoscienza.

Non che avrebbe fatto alcuna differenza, alla fine.

L’entità si manifestò sotto forma di due fiamme come fuochi fatui, ma indubbiamente dalla forma di occhi, occhi corrugati in un’espressione feroce.

Gli occhi fiammeggianti si mossero per la stanza, esplorandola, invisibili alle telecamere ed ai sensori. Quando ebbero finito, si portarono sopra il prigioniero. Non ci fu esitazione mentre affondavano nel suo corpo.

Un momento dopo, quelle stesse fiamme avvolsero l’intera figura di von Staar. Danzarono su di lui senza però ferirlo in alcun modo. Il fenomeno durò per qualche secondo, prima che le fiamme affondassero di nuovo nel corpo umano.

Poi, von Staar aprì gli occhi. Di riflesso, si guardò intorno, cercando di analizzare l’ambiente.

Si mise seduto. Si sentiva perfettamente riposato…no, anzi: si sentiva più vivo che mai, pieno di energia e lucidissimo…

“Sono lieto che tu apprezzi la tua nuova condizione, piccolo uomo,” disse improvvisamente…con una voce profonda, mostruosa, che non era la sua!

Staar spalancò gli occhi. “Cosa?” disse con la sua voce normale.

La sua espressione di stupore tornò a farsi di colpo cattiva, come se qualcuno gli avesse calato di colpo una maschera sul volto. La sua voce tornò a farsi mostruosa. “Non ti preoccupare, mortale. Ho dovuto entrare in te per potere comunicare con te…e per darti il mio potere.”

“Il tuo potere?” C’era qualcosa di raccapricciante, nel vedere quello scambio alternato di personalità, in un corpo ridotto a un mero ricettacolo. “Chi sei?”

“Non perdere tempo in domande inutili. Ciò che importa è che abbiamo uno scopo comune: vendicarci dei nostri nemici.”

Staar non riusciva a pensare coerentemente: la cosa dentro di lui, chiunque fosse, era animata da pensieri così alieni ed emozioni così intense da farlo star male. Era come trovarsi accanto ad un sole fatto di ira e malvagità… “Cosa vuoi da me?”

“Ho bisogno di un corpo, per agire liberamente. Ascoltami bene, Maximillian von Staar: sei prigioniero, hai tutto da perdere. Se non fosse stato per me, staresti ancora dormendo in attesa di un interrogatorio che ti avrebbe estratto a forza ogni verità su di te ed i tuoi mandanti. Fra te ed una condanna a morte, ci sono solo io. Non resistermi, accettami e insieme annienteremo i tuoi nemici. Tu diventerai un eroe, ed io avrò avuto la mia vendetta.”

Staar si chiese se non stesse impazzendo…ma ricordava fin troppo bene quando i Campioni erano entrati nella sua base, e di come uno di loro lo avesse stordito con facilità…una donna, se non ricordava male la voce…

Ma qual’era l’alternativa alla follia? Il suo dispositivo di autodistruzione non aveva funzionato, questo era chiaro. La ‘voce’ aveva ragione: gli zilnawani non ci sarebbero andati per il sottile, e anche se lui non conosceva materialmente i suoi capi, sapeva quanto bastava perché lo Stato subisse un brutto colpo…

E rovinare la causa non rientrava fra i suoi obiettivi, nossignore!

“Dimmi cosa devo fare, chiunque tu sia.”

Poi Maximillian von Staar spalancò la bocca, e da essa eruttarono insieme uno spaventoso grido di pura agonia, una risata gutturale e una luce soprannaturale. La stessa luce che uscì dagli occhi e dalle orecchie, come se nel cranio dell’uomo fosse stata accesa la più potente delle lampade…

 

Più che un lampo di luce, si trattò come dell’esplosione di un fulmine. Il fenomeno fu seguito da una temporanea ma significativa distorsione del tessuto spaziotemporale…

Poi, l’indecorosa massa dei Campioni apparve di fronte alla porta in posizioni più o meno imbarazzanti.

“Te l’avevo detto di non bere il caffè della mensa, Rita,” disse Psychlone, togliendosi da sotto la guerriera dalle sei braccia.

Spirale fu la prima a rimettersi in piedi. Avvicinò una mano metallica alla porta…e prima che potesse toccarla, una piccola pioggia di scintille si manifestò intorno alle dita.

Spirale sorrise. Fece un passo indietro, e da una delle fodere incrociate alla schiena estrasse una katana scintillante.

“Uh, c’è qualcosa che dovremmo sapere, Rita?” chiese Capitan Ultra.

“Una barriera. Una semplice, ma molto potente. Dovevo ancora incontrarne una capace di fermarmi. Capitano?” aggiunse, mentre le altre quattro mani si muovevano in schemi precisi, disegnando figure nell’aria.

“Sì?”

“Chiunque ci sia là dentro, genera un calore spaventoso, ed è una creatura della magia. Appena avrò distrutto la barriera, saremo investiti da quel calore. Sto tessendo un incantesimo protettivo che dovrebbe tenere, per un po’, ma non impegnatevi in una battaglia. Il bastardo è uno potente.”

Scintille avvolsero delicatamente i corpi dei Campioni, poi un’aura del colore dell’acqua li avvolse completamente.

Robert estrasse la pistola dalla fondina. “Non potrebbe importarmene di meno. Secondo l’allarme, è proprio il mio Mazinkaiser ad essere in pericolo! Muoviti, donna, o entro da solo!”

Ember, per ora, non disse nulla: sarebbe stata solo una perdita di tempo, a quel punto. Avrebbe solo potuto sottolineare quanto detto da Spirale… E cosa poteva aggiungere? Che quella creatura era la più potente che probabilmente avrebbero mai incontrato?

“E si va!” Spirale calò la lama forgiata nelle fucine del Mojoworld, una lama antimagia, forgiata per distorcere i delicati legami che il mana formava nella tessitura di un incantesimo.

L’aria fu letteralmente tagliata in due, in una doppia onda di scintille, come metallo tranciato da una torcia al plasma.

Per un momento, non successe niente. Per un momento, Spirale e tutti gli altri Campioni se ne restarono lì, pronti ad andare all’attacco, ma senza un’idea chiara di come organizzarsi…

Il nemico tolse loro quella decisione, quando un fiume di fuoco consumò d’un colpo la porta, la parete intorno ad essa, e si riversò su di loro con tutta la forza di una cascata! I Campioni scomparvero alla vista, come disintegrati.

Non un centimetro quadrato del corridoio fu risparmiato. Le pareti furono fuse come burro, ogni porta esplose sotto la pressione, e i tecnici ed i soldati che ebbero la sventura di trovarsi su quel percorso infernale vennero vaporizzati.

 

La vampata infernale terminò il proprio percorso sfondando la paratia esterna. Lo StgarGlider-1000 tremò sotto quel colpo.

 

Nella sala comando,  Stone cercava di riportare ordine in mezzo ad una cacofonia di allarmi e di tecnici che gridavano in rapida sequenza i dati dei sensori. Decompressione esplosiva… Sistemi antincendio inutili… Danni sempre più consistenti al Mazinkaiser… I Campioni non rispondevano…

“Danni sempre più consistenti..?” Stone era a dir poco incredulo. Quel super-robot era più tosto di Ultron quanto a durezza. La starlega era ancora più unica dell’adamantio, cosa poteva distruggerla?!

L’uomo si morse il labbro inferire. “Campioni, ditemi che state bene, maledizione. Abbiamo bisogno di voi…”

“Signore, abbiamo un’immagine dell’entità!” urlò un tecnico. “Il suo dispositivo di schermatura si è spento!”

Stone si tese istintivamente in avanti, serrando i braccioli della poltrona fino a sbiancarsi le nocche. “E cosa aspetta? Lo mandi sullo schermo centrale!”

Il tecnico obbedì balbettando delle scuse. A un tocco di pulsante, lo schermo centrale mostrò una luce così intensa da bruciare gli occhi. Poi i filtri furono attivati, e…

“E quello che cavolo è?!”

 

“Sia..siamo ancora…vivi?”

Debolmente, i Campioni si rialzarono in piedi. Dai loro corpi partivano rivoli di fumo, ma erano altrimenti in ottime condizioni…considerando l’inferno che avevano appena dovuto sopportare.

Spirale ansimava. “Ho usato ogni iota di energia per rafforzare l’incantesimo elementale, o saremmo morti sul colpo. E nonostante questo, la potenza di quella vampata lo ha annichilito. Dovrete scusarmi se per un po’ non potrò esservi di aiuto come vorrei.”

“Il nostro nemico scoprirà che gli ci vorrà ben altro che un po’ di fuoco per sistemarci,” disse Ultra, cupo come non mai, avvicinandosi allo squarcio della parete.

 

Furono dentro all’hangar. Ogni attrezzatura, ogni macchina, erano state ridotte a contorte statue di metallo fuso come cera. Gli uomini che non erano stati vaporizzati o inceneriti erano ridotti a scheletri anneriti e contorti in un’ultima posa di eterna agonia.

Le luci erano spente, ma non sarebbero comunque servite, non con la creatura che da sola faceva luce quanto una piccola stella. Luce, ed un calore insopportabile, oltre a un tanfo spaventoso di zolfo che stava contaminando irrimediabilmente l’aria. Gli eroi dovettero farsi forza solo per stare in piedi, mentre già molti di loro sudavano abbondantemente…

Equinox prese in mano la situazione. Per fortuna, il suo potere si esprimeva al meglio in presenza di estremi di temperatura. Trasformò l’aria rovente intorno a sé ed agli altri in un guscio fresco; ora, si trattava solo di scoprire quanto a lungo avrebbe potuto mantenere un simile stato per così tanti bersagli…

Robert non fece caso alle proteste del suo corpo. Spalancò la bocca in un grido di orrore...ma non per il mostro, quanto per quello che stava facendo al suo Mazinkaiser!

La creatura era un mostruoso drago! Una creatura di almeno dieci metri più lunga del super-robot. La sua carne sembrava fatta di roccia ardente, venata di lava viva, la stessa lava che colava in grossi rivoli dal muso ghignante, scorrendo negli squarci prodotti nel torace metallico. Nella sua zampa sinistra, il mostro stringeva una parte dell’alimentatore del Fire Blaster. Il metallo fondeva come burro, colando lungo la gola squarciata del robot.

“Così siete vivi? Bene, bene…” la voce del mostro era venata di un’allegria orribile. Era felice. “In fondo, volevo incontrare colui che era uno con questo ammasso di metallo. Colui che ha intralciato il mio piano migliore per la conquista di Altro Regno!”

“Chi diavolo sei?” urlò Robert, sollevando la pistola e sparando colpi laser all’indirizzo del drago. Colpi che si infransero come gocce d’acqua contro l’aura termica intorno al suo corpo.

Il dragone rise, e la sua risata emise un potente vento vulcanico. Fissò Robert con un’intensità terribile. “Io sono Satranius, cucciolo d’uomo. E tu sei dunque colui che mi ha umiliato? La tua sofferenza sarà particolarmente…” poi, le pupille infuocate dei sui occhi notarono qualcun altro dietro al giovane pilota. E si spalancarono, mentre il muso si piegava in una smorfia assassina. “Un lupo?! Tu, miserabile rappresentante della specie che più odio, tu per primo morirai qui!!”

Hrimhari vide la titanica bocca spalancarsi, e vide una stella emergere da quelle fauci. Anche se un frammento del Mjolnir donatogli dal Sire Thor in persona lo proteggeva, non era sicuro che avrebbe resistito ad un potere che sembrava rivaleggiare con quello dello stesso Surtur…

La fiamma partì, più potente che mai. L’ultimo pensiero del principe-lupo della Foresta Incantata andò alla sua bella Rahne… Poi, fu avvolto dal fuoco…

Invece no!

Le fiamme furono deviate in due getti da un ‘cuneo’ di energia, che resistette più che bene a quell’assalto. Va da sé che l’hangar fu ulteriormente devastato, ma almeno i Campioni restarono ancora una volta illesi.

“Che prodigio è mai questo?” fece Satranius. “Solo Stargod poteva resistere ad un simile assalto!”

“Lui…o io, bello,” disse l’eroe dal costume coloratissimo. Aveva ancora la mano tesa nel gesto di parare la fiammata. La abbassò, e si indicò con il pollice. “Capitan Ultra, l’eroe che sa fare tutto meglio di te. Incluso questo!” Più veloce di quanto l’occhio umano potesse vedere, Ultra decollò e in una frazione di secondo raggiunse Satranius, al quale mollò un pugno di tale potenza da piegare la testa all’indietro con un tremendo schiocco!

 

“Tu conosci quel coso, Rob?” chiese Psychlone.

Robert annuì distrattamente, continuando a fissare il mostro. “In un certo senso… Quando cercai di suicidarmi, fui invece salvato da un’entità di nome Antesys, che mi spiegò che potevo scegliere fra la morte e continuare a vivere, per proteggere una specie di dio-licantropo, Stargod. Non incontrai mai Satranius, ma Antesys mi disse chi era…” scosse la testa. “Ma come ha fatto ad arrivare fin qui?”

 

La coda di Satranius saettò fulminea, e colpì Ultra alla schiena, prendendolo di sorpresa e mandandolo ad incassarsi contro una parete. Poi il mostro si rivolse a Robert. “I nostri mondi sono molto più vicini di quanto pensi, cucciolo umano. Era solo questione di tempo, prima che ti trovassi.

“Quanto al tuo vantato simulacro, credi che esista qualcosa di materiale che la magia non possa intaccare, se non protetto da adeguati incantesimi? Questa cosa…” e a riprovarlo, afferrò il cranio del robot, affondando facilmente gli artigli nel metallo. Tirò…e con uno schianto orribile la testa di Mazinkaiser fu strappata via! “Questa cosa non è che un giocattolo di fronte al mio potere! Prendi!” Lanciò la testa verso i Campioni.

Una specie di lampo colorato si frappose fra l’oggetto e gli eroi. Ultra fece rimbalzare via la testa, che rimbalzò più volte sul pavimento.

“Non così in fretta, mio rovente nemico. Ci siamo ancora noi di cui preoccuparci!”

Satranius rise. “Dici davvero, guerriero? Io penso che sarete voi a dovervi preoccupare di me!” poi, il suo corpo esplose in una vampata ancora più forte delle precedenti…

 

Questa volta, la scossa sembrò degna di un terremoto del massimo grado della scala Richter!

Stone fu sbalzato via dalla poltrona, così come gli altri tecnici. Grida di panico si diffusero nella sala controllo. Non si contavano più le spie lampeggianti degli allarmi…anche se ormai, quelle segnalazioni non contavano più. Al colpo appena subito, erano seguite una serie di scosse come se tutta la struttura dello Starglider fosse diventata di gelatina!

Stone riconobbe la natura di quelle scosse. Ebbe appena il tempo di vederne la causa sullo schermo principale. “Dio aiutaci…”

 

L’intera sezione dell’hangar era stata distrutta d’un colpo, ridotta ad un groviglio di macerie contorte e fumanti. E la fortezza volava ad una quota troppo alta perché potesse sopportare una simile sollecitazione…

Infatti, pochi istanti dopo lo Starglider-1000 si spezzò in due! E per quanto il suo cuore energetico fosse un reattore a fusione, le riserve di idrogeno furono più che sufficienti a generare un’esplosione breve ma mostruosa!

Nella pioggia di detriti che seguì, i pezzi più grandi, cadendo sulla giungla, iniziarono una serie di incendi.

Le fiamme libere, tuttavia, invece di espandersi, come animate da una vita propria si diressero verso il cielo, e  lì confluirono in un’unica sfera.

Poi, la sfera ardente assunse la forma di Satranius. “Vittoria!” ruggì trionfante al cielo. “Guarda bene, Antesys: il tuo paladino d’acciaio non correrà mai più in aiuto del tuo prediletto figlio! E ora… Cosa?!”

Fra i detriti, ce n’era uno che non stava cadendo alla loro stessa velocità… No, non era un detrito. Era una sfera di energia di un colore azzurrino.

Satranius riconobbe la natura di quell’energia. “Maledetti! Cosa ci vuole per uccidervi??” Spalancò la bocca e vomitò fiamme contro la sfera. Ma non la intaccò minimamente, mentre questa atterrava dolcemente al suolo.

 

Altrove, a bordo del suo jet privato sopra l’Atlantico…

 

…Alexander Thran, fondatore e padre della multinazionale Talon Corporation nonché del neonato stato dello Zilnawa, riceveva nel suo studio la sua segretaria particolare, Kristen Parker. Appena la porta si fu chiusa dietro di lei, la donna si preparò a scrivere sul suo palmare le disposizioni del suo capo.

“Kristen,” disse Thran, con quella sua flemma degna di un giocatore di poker, “Purtroppo, lo Starglider-1000 ed il Mazinkaiser sono andati distrutti. Faccia predisporre l’equipaggio di riserva. Li voglio tassativamente a destinazione entro sessanta minuti, fino all’ultimo uomo.” ‘Tassativamente’, quando lo diceva Thran, voleva dire che altrimenti sarebbe stato meglio fuggire in qualche isola lontana…

 

In un’altra località, nelle viscere della terra, gli occhi di un mostro meccanico si accesero di una luce intensa. E un potente ruggito scosse la roccia…

 

Le fiamme divamparono furiose intorno alla sfera. Questa si espanse di colpo come il nucleo di un’esplosione, avvolgendo le fiamme ed estinguendole d’un colpo, ma senza distruggere quanto restava della vegetazione circostante.

Prima che Satranius potesse rinnovare il proprio attacco, Capitan Ultra, una saetta bianca all’occhio tale era la sua velocità, si scagliò contro il ventre del dragone fiammeggiante. “Assassino!” urlò con tutta la sua forza, mentre concentrava la propria forza in un colpo che lasciò letteralmente Satranius senza fiato. Non gli concesse un secondo di tregua: subito dopo, rivolse la sua furia contro la testa ed il muso, colpendo ripetutamente con i raggi ottici, per la prima volta nella sua vita attingendo liberamente al potere ultraterreno che gli era stato donato. “Maledetto, maledetto! Hai un’idea di quello che hai fatto?! Non ho mai desiderato così ardentemente di uccidere qualcuno, e puoi stare sicuro che lo…Cosa??”

L’ultimo colpo, anziché incontrare la ‘carne’ lavica, perforò senza danneggiarla una gigantesca sfera di fuoco. Sfera che protese i propri tentacoli intorno all’eroe, avvolgendolo, per poi trasformarsi in una solida zampa.

“Sei potente, lo riconosco, piccolo uomo,” ghignò Satranius. Istintivamente, Cap cercò di liberarsi facendo leva con le braccia…ma senza risultato… “Risparmiati questi patetici sforzi: i tuoi poteri possono venire dalle stelle, ma i miei attingono al cuore stesso delle forze vitali, incluse le tue.

“Volevo usare questo particolare incantesimo contro Stargod, e tu avrai l’onore di essere la prima cavia!”

Sotto la visiera, che rifletteva le fauci spalancate di Satranius avvicinarsi, gli occhi di Ultra si spalancarono terrorizzati, mentre antiche paure che credeva eliminate riaffioravano alla mente come un’onda di marea, inarrestabili…

 

Da terra, l’urlo di puro terrore dell’eroe agghiacciò gli altri Campioni. E se il loro membro più potente era morto, cosa sarebbe successo a loro?



[i] Usato dalla defunta Thereza Claymore da Rosetta in JI #15